Lettera scritta nel gennaio 2013
Sono il nuovo Sindaco delle isole di Lampedusa e di Linosa. Eletta a
maggio 2012, al 3 di novembre mi sono stati consegnati già 21 cadaveri
di persone annegate mentre tentavano di raggiungere Lampedusa e questa
per me è una cosa insopportabile. Per Lampedusa è un enorme fardello di
dolore.
Abbiamo dovuto chiedere aiuto attraverso la Prefettura ai Sindaci della
provincia per poter dare una dignitosa sepoltura alle ultime 11 salme,
perché il Comune non aveva più loculi disponibili. Ne faremo altri, ma
rivolgo a tutti una domanda: quanto deve essere grande il cimitero della
mia isola?
Non riesco a comprendere come una simile tragedia possa essere
considerata normale, come si possa rimuovere dalla vita quotidiana
l’idea, per esempio, che 11 persone, tra cui 8 giovanissime donne e due
ragazzini di 11 e 13 anni, possano morire tutti insieme, come sabato
scorso, durante un viaggio che avrebbe dovuto essere per loro l’inizio
di una nuova vita. Ne sono stati salvati 76 ma erano in 115, il numero
dei morti è sempre di gran lunga superiore al numero dei corpi che il
mare restituisce.
Sono indignata dall’assuefazione che sembra avere contagiato tutti,
sono scandalizzata dal silenzio dell’Europa che ha appena ricevuto il
Nobel della Pace e che tace di fronte ad una strage che ha i numeri di
una vera e propria guerra. Sono sempre più convinta che la politica
europea sull’immigrazione consideri questo tributo di vite umane un modo
per calmierare i flussi, se non un deterrente.
Ma se per queste persone il viaggio sui barconi è tuttora l’unica
possibilità di sperare, io credo che la loro morte in mare debba essere
per l’Europa motivo di vergogna e disonore. In tutta questa tristissima
pagina di storia che stiamo tutti scrivendo, l’unico motivo di orgoglio
ce lo offrono quotidianamente gli uomini dello Stato italiano che
salvano vite umane a 140 miglia da Lampedusa, mentre chi era a sole 30
miglia dai naufraghi, come è successo sabato scorso, ed avrebbe dovuto
accorrere con le velocissime motovedette che il nostro precedente
governo ha regalato a Gheddafi, ha invece ignorato la loro richiesta di
aiuto. Quelle motovedette vengono però efficacemente utilizzate per
sequestrare i nostri pescherecci, anche quando pescano al di fuori delle
acque territoriali libiche.
Tutti devono sapere che è Lampedusa, con i suoi abitanti, con le forze
preposte al soccorso e all’accoglienza, che dà dignità di esseri umane a
queste persone, che dà dignità al nostro Paese e all’Europa intera.
Allora, se questi morti sono soltanto nostri, allora io voglio ricevere
i telegrammi di condoglianze dopo ogni annegato che mi viene
consegnato. Come se avesse la pelle bianca, come se fosse un figlio
nostro annegato durante una vacanza.
Giusi Nicolini sindaco di Lampedusa e Linosa
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