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Impero coloniale italiano
██ Italia
██ Colonie
██ Territori occupati fra il 1940 e il 1942 e protettorati
Colonie italiane nel 1914.
Subito dopo l'
Unità, il
Regno d'Italia iniziò ad ambire possedimenti coloniali.
Le colonie italiane prima della I GM furono in Africa l'
Eritrea, la
Somalia Italiana, la
Libia (strappata all'
Impero ottomano nel 1912)
PRINCIPE
Fin dal 1861 con Cavour vi fu un tentativo poco conosciuto - stroncato prontamente da inglesi e francesi - di creare una piccola colonia, inizialmente commerciale, sulla costa della
Nigeria e nell'isola portoghese del
Príncipe[5].
TUNISIA E ALGERIA
Primi tentativi: Tunisia, quartiere de La Goletta

Ma la Francia
se ne impadronì nel 1881.
Frizioni con la Francia si ebbero, nel medesimo periodo, anche in
Algeria dove a
Bona era attiva una
comunità italiana di pescatori di corallo.
Ne approfittiamo per guardare il corallo (vivo, con le zampine dei molluschi fuori, nella prima foto).
ERITREA
Quando gli
egiziani dovettero ritirarsi dal Corno d'Africa nel corso del
1884, i diplomatici italiani fecero un accordo con la
Gran Bretagna per l'occupazione del porto di
Massaua che assieme ad Assab formò i cosiddetti
possedimenti italiani nel Mar Rosso (dal
1890 denominati
Colonia eritrea).
adwa da satellite
ETIOPIA
Diverso il caso dell'Etiopia, allora retta dal Negus Neghesti (Re dei Re)
Giovanni IV, ma con la presenza di un secondo Negus (Re) nei territori del sud:
Menelik.
Attraverso gli studiosi e i commercianti italiani che frequentavano la zona già dagli
anni sessanta, l'
Italia cercò di dividere i due Negus al fine di penetrare, dapprima
politicamente e in seguito militarmente, all'interno dell'altopiano
etiopico.
Nel
1889 l'Italia ottenne, tramite un accordo da parte del console italiano di
Aden con i rispettivi sultani, i protettorati sul sultanato di Obbia e su quello della
Migiurtinia. Nel
1892 il
Sultano di
Zanzibar concesse in affitto i porti del
Benadir (fra cui
Mogadiscio e
Brava) alla società commerciale "Filonardi". Il
Benadir,
sebbene gestito da una società privata, fu sfruttato dal Regno d'Italia
come base di partenza per delle spedizioni esplorative verso le foci
del Giuba e dell'
Omo e per l'assunzione di un protettorato sulla città di
Lugh.
A seguito della sconfitta e della morte dell'imperatore
Giovanni in una guerra contro i
dervisci sudanesi, l'esercito italiano in stanza a
Massaua occupò una parte dell'altopiano etiopico, compresa la città di
Asmara, sulla base di precedenti ambigui accordi fatti con
Menelik il quale, con la morte del rivale, era riuscito a farsi riconoscere Negus Neghesti. Con il trattato che seguì,
Menelik
accettò la presenza degli italiani sull'altopiano e riconobbe di
utilizzare l'Italia come canale di comunicazione di preferenza con i
paesi europei. Quest'ultimo riconoscimento venne interpretato dagli
italiani (e tradotto dalla
lingua amarica di conseguenza) come l'accettazione di un
Protettorato e per cinque anni sarà fonte di discordie fra i due paesi.
Queste differenti interpretazioni del trattato posero le basi per lo scoppio di un conflitto e la successiva avanzata italiana in Abissinia (ora
Etiopia);
ma la pronta reazione delle truppe abissine costrinse inizialmente alla
resa. Dopo questa prima sconfitta l'Italia subì, il 1º marzo
1896, la definitiva e pesante
disfatta di Adua, nella quale caddero sul campo circa 7.000 uomini. Il 26 ottobre
1896 fu conclusa la
pace di Addis Abeba,
con la quale l'Italia rinunciava alle sue mire espansionistiche in
Abissinia. La disfatta provocò forti reazioni in tutta Italia, dove vi
fu chi propose un immediato rilancio del progetto coloniale e chi, come
una parte del partito socialista, propose di abbandonare immediatamente
queste imprese.